INTERVISTA A STENO TONELLI – GLOBE THEATRE
Se non è una macchina del tempo poco ci manca. Proprio così, perché vi basterà venire al Centergross e varcare la soglia del Globe Theatre per sentirvi un po’ come Marty McFly in Ritorno al Futuro: potrete infatti passare da un’epoca all’altra immergendovi in interi ambienti minuziosamente ricostruiti, oppure osservando una miriade di oggetti che cattureranno la vostra attenzione catapultandovi da un angolo all’altro della storia moderna.
Una sorta di Terra di Mezzo ammantata da una coltre di magia costruita – a partire dal ’92 – pezzo per pezzo da Steno Tonelli che, essendo scenografo e costumista, non ha dovuto fare altro che unire i puntini.
«Non mi ritengo un antiquario» spiega, standosene seduto con la sigaretta tra le dita su una delle tante poltrone Chesterfield consumate chissà dove prima di finire alle porte di Bologna, «ma piuttosto un archeologo, perché amo ricostruire le storie attraverso gli oggetti.»
Osservandone i lineamenti e le movenze, è quasi automatico pensare che un tipo così potrebbe tranquillamente stare anche davanti alla cinepresa, magari nei panni di un personaggio alla Jeb Gambardella. Ci farebbe un figurone, garantito.
Quando gli faccio notare l’oggettiva straordinarietà del suo Globe Theatre, Steno sospira per un attimo e comincia a parlarmi di San Pietroburgo dove esiste, mi dice, «un posto come questo che è stato trasformato in museo delle arti e dei mestieri del passato». Pausa, altro sospiro, stavolta più profondo: «quello è un esempio di come si dovrebbe valorizzare la cultura, cosa in cui noi italiani dimostriamo di essere davvero poco capaci.»
Basta guardarsi intorno per rendersi conto che, con i milioni di oggetti presenti tra le mura del Globe Theatre, sarebbe possibile farne almeno una decina, di musei.
Nell’attesa che qualcheduno sensibile al tema ne comprenda le potenzialità, il Globe Theatre continua a essere il punto di riferimento per collezionisti che arrivano da ogni parte del mondo ma non soltanto: infatti vengono anche noleggiate le scenografie per gli eventi più disparati, dai matrimoni alle sfilate di moda, o per fiere come Pitti.
«Lavoriamo con alcuni dei brand più importanti del food o del luxury a livello mondiale», racconta orgoglioso Steno, «Gucci, giusto per fare un nome, ci ha chiesto diversi pezzi per allestire il suo museo, mentre a Moncler abbiamo arredato diversi negozi.»
Già, la moda. Alla fine, gira che ti rigira al Centergross c’entra sempre. «Il Globe Theatre è nato per caso», spiega Steno, «negli anni Settanta fui tra i primissimi a vendere abbigliamento vintage, poi è nata la passione per gli oggetti e in breve tempo ha preso il sopravvento su tutto il resto, diventando la mia attività primaria.»
Dopo tanti anni, il sogno di Steno è quello di mettere i preziosissimi oggetti scovati nel corso della sua vita a disposizione di tutti: «se qualche assessore o ministro dovesse chiamarmi per farne un museo sarei certamente felice di mettermi a disposizione» dice, prima di alzarsi dalla sua poltrona per raggiungere i restauratori che stanno lavorando al recupero di alcuni dei suoi preziosissimi oggetti.
INTERVIEW WITH STENO TONELLI – GLOBE THEATRE
If it’s not a time machine, it comes close. That’s right, because all you have to do is come to Centergross and cross the threshold of the Globe Theatre to feel a bit like Marty McFly in Back to the Future: in fact, you can go from one era to another by immersing yourself in entire environments meticulously reconstructed, or by observing a myriad of objects that will capture your attention, catapulting you from one corner of modern history to another.
A sort of middle way cloaked in magic, built – starting in 1992 – piece by piece by Steno Tonelli who, being a set and costume designer, had to do nothing more than connect the dots.
“I don’t consider myself an antiquarian,” he explains, sitting with a cigarette between his fingers on one of the many worn Chesterfield armchairs used who knows where before ending up on the outskirts of Bologna, “but rather an archaeologist, because I love reconstructing stories through objects.”
Looking at his features and movements, it’s almost automatic to think that he could easily be in front of the camera, maybe in the role of a Jeb Gambardella-like character. He’d make a great impression, guaranteed.
When I point out to him the objective greatness of his Globe Theatre, Steno sighs for a moment and begins to talk to me about St. Petersburg where there is, he tells me, “a place like this that has been transformed into a museum of the arts and crafts of the past.” Pause, another sigh, this time longer: “that’s an example of how culture should be enhanced, something in which we Italians prove to be really bad at.”
One only has to look around to realize that, with the millions of objects present within the walls of the Globe Theatre, it would be possible to create at least ten museums.
While waiting for someone sensitive to the subject to understand its potential, the Globe Theatre continues to be a point of reference for collectors coming from all over the world, but not only: in fact, the sets are also rented for the most wide-ranging events, from weddings to fashion shows, or for fairs such as Pitti.
“We work with some of the most important food or luxury brands in the world,” says Steno proudly, “Gucci, just to name one, asked us for several pieces to set up its museum, while at Moncler we furnished several stores.”
Indeed, fashion. In the end, it always comes into play at Centergross. “The Globe Theatre was born by chance,” explains Steno, “in the 1970s I was among the very first to sell vintage clothing, then my passion for objects was born and in a short time it took over everything else, becoming my primary business.”
After so many years, Steno’s dream is to make the precious objects he has collected over the course of his life, available to everyone: “if a councilor or minister were to call me to make a museum out of them, I would certainly be happy to make myself available,” he says, before getting up from his chair to join the restorers who are working on the recovery of some of his precious objects.